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domenica 8 settembre 2024
 

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I NOSTRI VIAGGI

Cod. CASE04
VIA DELLA SETA

Abstract: 24 giorni, partenza da Milano o Roma con volo di linea per Peshawar, via Doha. Rientro da Katmandù, via Doha e Monaco.
E necessario un numero minimo di 4 partecipanti, oltre all'accompagnatore professionista dall'Italia.


Descrizione: Il viaggio si svolge da Peshawar a Lhasa, lungo la “Karakorum highway” e la strada che conduce attraverso le sterminate steppe del Qinghai, fino al Tibet; un itinerario molto impegnativo, estremamente vario sia dal punto di vista paesaggistico che da quello climatico, e soprattutto dal punto di vista etnico, nell’incontro con popoli stanziali dediti all’agricoltura e altri nomadi, come i pastori Tagiki, i kirghisi del Pamir, i Khampas del Qinghai e del Tibet.
Dalle valli dell’Indo e di Swat alle vette dell’Himalaya, fino alle praterie sconfinate del Pamir, il deserto e le oasi del Taklimakan nella provincia cinese dello Xinjiang Uygur e i grandiosi scenari del Tibet; le infinite testimonianze storiche, archeologiche e artistiche lungo la Via della Seta, a Lhasa e a Katmandù, templi, moschee, monasteri e chorten, cicli di affreschi e statue maestose del pantheon buddista; un viaggio nel tempo attraverso sovrapposizioni e sincretismi di civiltà e culture, popoli tradizioni usi e costumi.
Lunghe giornate di traversata in quota, variazioni di ecosistema e climatiche, assenza di strutture adeguate al turismo occidentale, consigliano la realizzazione del viaggio a chi gode di buone condizioni fisiche e ottimo spirito di adattamento. I percorsi su strade sterrate attraversano passi montani a 5000 metri, dove la rarefazione dell’aria rallenta le prestazioni fisiche nonché l’andatura dei mezzi; a luglio e agosto le piogge possono compromettere le condizioni delle strade con frane e smottamenti, e modeste distanze possono comportare ore di viaggio supplementare.
A giugno e settembre il cielo è generalmente terso, il clima asciutto, mite o fresco durante il giorno, freddo la notte in altitudine. Luglio e agosto sono i mesi più caldi, l’escursione termica in questo periodo è molto elevata sugli altopiani del Tibet e del Qinghai e la visibilità delle montagne è più ridotta. Il resto dell’anno non è possibile effettuare il viaggio.
Le temperature massime estive a Lhasa variano dai 25 ai 30 °C, le minime da 0 a 5 °C.
Luglio e agosto in Tibet sono influenzati dai monsoni: cielo coperto, piogge la notte e il mattino, vento freddo e nevicate in Qinghai sono tutti fenomeni abbastanza frequenti.
In Nepal la stagione monsonica si manifesta da giugno a settembre.
A Peshawar, Katmandu, Urumqi e Lhasa gli hotel sono 4 e 5 stelle, nelle altre località sono comunque i migliori esistenti.
Vengono utilizzati mini-bus privati e mezzi fuoristrada 4x4. Da Urumqi a Liuyuan si viaggia in treno, con sistemazione in carrozze riservate. Pensione completa.


Timeline: 1° giorno: partenza da Milano o Roma con volo di linea per Peshawar, via Londra e Doha.

2° giorno: arrivo a Peshawar, la più antica città carovaniera del Pakistan, ai piedi del Khiber Pass, sistemazione in hotel e mattinata a disposizione.
Nel pomeriggio, visita ai bazar, alla moschea in marmo bianco di Mahabat Khan e al museo, che ospita un’inestimabile collezione di arte Gandhara
3° giorno: partenza al mattino per Saidu Sharif, capitale dello Swat, che si raggiunge dopo 4 ore di viaggio (180 km) e una sosta a Taktht-i Bhai per la visita del monastero buddista, fondato nel primo secolo a.C. e dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1980.
Pomeriggio dedicato alla visita delle rovine di But-Kara, che fu uno dei templi buddisti più importanti del mondo, e del bazar di Mingora.
4° giorno: Partenza di primo mattino per Chilas (300 km, dieci ore circa), lungo la strada di montagna che collega la verdissima valle del fiume Swat con la valle dell’Indo, attraverso i superbi panorami del passo Shangla (2200 m.).
Arrivo a Besham, sul fiume Indo, e proseguimento in dirazione nord lungo la Karakorum Highway, che scorre tra suggestivi paesaggi lunari.
Sosta per ammirare le incisioni rupestri di Shatial, d’epoca buddista; arrivo a Chilas (1275 m.) verso il tramonto, dopo aver reso omaggio alle maestose creste himalaiane del Nanga Parbat (8125 m.), la “Montagna Nuda”. Sistemazione in hotel.
5° giorno: si prosegue per Gilgit (137 km, 4 ore circa), lasciandosi gradualmente alle spalle l’ambiente desertico della valle dell’Indo.
Gilgit, al centro della valle dell’omonimo fiume punteggiata da verdi oasi coltivate, è a 1450 metri d’altitudine. E’ prevista una sosta al bazar e allo spettacolare ponte sospeso, prima di proseguire per Karimabad (112 km, 2 ore circa), la città di Karim Agha Khan, capitale degli Ismailiti, nel cuore della valle dell’Hunza, isola linguistica e culturale all’ombra delle cime del Karakorum, prima fra tutte quella del Rakaposhi (7788 m.) che si staglia con i suoi candidi ghiacciai. Sistemazione in hotel a Karimabad (2500 m.).
6° giorno: Visita ai villaggi di Altit e Baltit con il vecchio forte, e lungo una delle valli contigue, tra villaggi in pietra a secco, orti racchiusi da muretti di terra, albicocchi e campi di frumento, corsi d’acqua e imponenti ghiacciai che scendono dalle vette.
7° giorno: L’ultimo tratto della Karakorum Highway conduce al Khunjerab Pass (4900 m.), dove si svolgono le formalità doganali al posto di controllo pakistano di Sust.
Si scende poi a Pirali (confine politico) e si prosegue attraverso i grandiosi paesaggi dell’altopiano del Pamir fino a Tashkurghan (3200 m.), insediamento tra i pascoli dei Kirghisi e dei Tagiki, con i loro yak, i cammelli e le pecore.
Il percorso, di 300 km circa, necessita oltre 10 ore di viaggio.
Dopo l’espletamento delle formalità di ingresso in Cina, trasferimento sui mezzi cinesi. Sistemazione in hotel.
8° giorno: Visita di Tashkurgan (“città di pietra”), antico centro di interscambio lungo la via ella seta, dominato da un forte in rovina, e partenza per Kasghar (300 km, 7 ore circa), attraverso pascoli, gole e aride vallate.
Sosta al Lago Karkul (3700 m.), dove lo sguardo abbraccia un grandioso anfiteatro di cime.
La catena del Kongur si profila con una quindicina di ghiacciai, mentre il massiccio del Muz Tagh Ata (7569 m.), il “Padre ei ghiacciai”, si staglia isolato nella sua imponenza.
Nelle immense steppe, aree d’alpeggio estivo dei pastori kirghisi, si osservano di tanto in tanto le loro greggi, le yurte, e le antiche tombe dei principi nomadi.
Discesa all’oasi di Kasghar (1260 m.), assediata dal deserto; sistemazione in hotel, nel “Paese della frutta e dei meloni”.
9° giorno: dedicato alla visita di Kasghar, importante centro carovaniero sulla Via della Seta all’incrocio delle piste che contornano il deserto del Taklimakan e collegano la Cina all’Asia Centrale. Ancora oggi è considerata una città di frontiera, ultima tappa prima di sfidare gli alti passi che conducono al Pakistan e all’Afghanistan, ma conserva la sua antica vocazione mercantile e la sua nobile tradizione culturale.
Kirghisi, Curdi, Cinesi, Turkmeni, Mongoli, Uiguri animano il reticolo di vicoli del variopinto bazar, tra atmosfere del passato, e del mercato della domenica, unico e pittoresco.
Visita della moschea di Id Kah e del mausoleo di Abakh Hoja, discendente del missionario musulmano Muhatum Ajam, la cui nipote, Ikparhan, sepolta nella più bella delle 70 tombe del sito, era vedova del principe Yarkandi, e conosciuta con il nome cinese di Xiang Fei (“Concubina Fragrante”). Nel 1759 guidò una rivolta figura contro l’imperatore dei Qing, Qian Long, ma fu sconfitta e portata a Pechino come concubina; l’imperatore si innamorò perdutamente di lei, e ne ebbe un figlio. L’imperatrice madre Dowager, gelosa e preoccupata per la stabilità mentale di suo figlio, ordinò alla principessa di suicidarsi.
La leggenda vuole che le pitture scenografiche sulle travi del soffitto del mausoleo rappresentino l’ultimo viaggio della principessa, da Pechino alla sua terra natale, in cui riposa.
Le donne che desiderano un figlio o una figlia per tradizione giungono a questo luogo portando i loro voti, rappresentati da una strisciolina di seta chiara per una femmina, scura per un maschio.
10° giorno: il mattino è dedicato alla visita dello Stupa di Mo’er, lungo una strada di trenta chilometri tra filari di pioppi e piccoli canali.
Trasferimento in aeroporto e partenza del volo per Urumqi (un’ora e mezza circa).
Arrivo nella capitale dello Xinjiang, l’antico Turkestan cinese, grande città industriale.
Sistemazione in hotel.
11° giorno: visita del Museo dello Xinjiang, che ospita collezioni risalenti al periodo d’oro della Via della Seta, oltre a un importante sezione etnografica dedicata alla storia e ai costumi di Uiguri, Kirghisi, Mongoli e Kazaki. Partenza per l’oasi di Turfan (180 km, due ore circa), che si trova in una depressione di 160 metri sotto il livello del mare.
Il sistema di irrigazione ingegnoso ideato dagli Uiguri e basato su una rete di canali sotterranei (kerez) permise agli abitanti di praticare l’agricoltura sin dall’antichità, a dispetto di condizioni climatiche non favorevoli, e rese Turfan una delle più ricche stazioni carovaniere sulla Via della Seta; ancora oggi è uno dei maggiori centri cinesi per la produzione di uva e vino. Visita della mosche figura con sei minareti e di un kerez, del bazar e dell’antico minareto di Emin.
Trasferimento alla stazione ferroviaria e partenza per Liuyuan, nella provincia di Gansu, che si raggiunge dopo circa 12 ore. Il percorso del treno segue i contrafforti meridionali del Bagda Shan, per poi inoltrarsi nell’area desertica del Gashun Gobi con le sue dune mobili.
Pernottamento a bordo, in scompartimenti a 4 posti letto.
12° giorno: arrivo a Liuyuan al mattino presto e proseguimento in minibus per Dunhuang (130 km, 3 ore circa), importante nodo carovaniero lungo la Vi della Seta, all’estremità occidentale del corridoio del Gansu. Arrivo e sistemazione in hotel.
Nel pomeriggio, visita alle grotte di Mogao o “dei Mille Buddha”, circa 25 km fuori città.
13° giorno: si abbandona il tracciato della Via della Seta in direzione sud, verso le steppe del Qinghai disseminate di depositi di sale, sul sito di antichi laghi prosciugati.
Il Qinghai, insieme al Tibet, è una delle regioni più estese e meno popolate del territorio cinese.
Passaggio del passo Dangjin Skankhu, a 3519 metri di altitudine.
Arrivo in serata a Golmud (2500 m.), il principale centro di rifornimento del Qinghai, e sistemazione in guest house.
14° giorno: si percorre la Qinghai-Tibet Highway, la strada più alta del mondo, attraverso regioni pressoché disabitate a un altitudine che varia tra i 4000 e i 5000 metri, per 419 km e 11 ore circa.
La strada fu completata nel 1954 dall’armata popolare cinese con lo sfruttamento di manodopera locale, e ampliata nel 1985. Da Golmud raggiunge Lhasa attraverso 1200 km di spazi immensi e alti passi battuti da un vento incessante.
Arrivo a Tuo Tuo He (4700 m.) e sistemazione in guest house.
15° giorno: Alti pascoli, mandrie di yak, tende di nomadi tibetani e carovane, un mondo dove il tempo si è fermato, lungo una tappa che si percorre in 10 ore circa, per 418 km.
Si attraversa la catena dei monti Tangu La, che separa la Regione Autonoma del Tibet dal Qinghai, valicando il passo a 5271 metri di altitudine.
Branchi di gazzelle scendono in prossimità della strada dai fianchi della montagna.
Le regioni di Amdo e Nangchu, che si attraversano in Tibet, sono celebri per l’allevamento dei cavalli, ineguagliabili per la resistenza e la purezza della razza.
Arrivo a Nangchu (4620 m.) e sistemazione in hotel.
16° giorno: I primi villaggi tibetani lungo la discesa verso Lhasa (400 km, 9 ore). Sosta a Yambajing, conosciuto per le sue acque termali, prima degli ultimi 90 chilometri.
Arivo a Lhasa e sistemazione in hotel. Lhasa, la “Terra degli Dei”, è oggi per i Cinesi la capitale della regione autonoma del Xizang e si trova a 3680 metri di altitudine.
17° giorno: dedicato alla visita del grande tempio di Jokhang (Zuglakan per i Tibetani) e del pittoresco quartiere commerciale di Barkhor, nel nucleo antico della città.
Il primo è la più sacra istituzione religiosa del Tibet, edificata nel VII secolo durante il regno di Songtsen Gampo, meta notte e giorno di continui pellegrinaggi. Al suo interno si trova la statua del Buddha Sakiamuni, posta al centro del Tibet, identificato in base a criteri geomantici e complessi calcoli divinatori: tre piani quadrangolari attorno ai quali si trova il percorso pedonale dei pellegrini, il Barkhor appunto, che si deve compiere sempre in senso orario.
Il nome Barkhor è usato per identificare il cuore di Lhasa, in cui pulsa l’essenza dei Tibetani, uniti nei riti, nelle tradizioni e nella spiritualità.
Monaci ,bambini, contadini, lama, pellegrini si incontrano in questo luogo salmodiando, giocando, recitando mantra alla luce delle lampade sotto i raggi del sole che filtrano attraverso la polvere fino ai bazar stracolmi di oggetti, che in Tibet hanno un’anima.
Ani Sangkung è il monastero abitato dalle monache, il cui compito un tempo era di accendere le lampade dello Zuglakan, e oggi è quello di produrre rotoli di sutra cavalli del vento.
Nel pomeriggio, escursione al monastero di Drepung (8 km), la prima università del Tibet, fondata nel 1416, i cui studenti sono oggi ridotti a 500, contro i 10.000 di un tempo.
Il suo nome deriva dalla città indiana presso la quale il Buddha rivelò il Samsara, il testo esoterico della Ruota del Tempo.
Fu sede abbaziale dei Dalai Lama fino alla ricostruzione del Potala e ospitava due università, nei cui collegi, i dratsang, si insegnavano i diversi aspetti del buddismo.
Vicino si trova il monastero di Nechung, che ospita una scuola teologica e nel quale, un tempo, risiedeva l’oracolo di stato, Nechung Chogyal, che, cadendo in trance, consigliava il Dalai Lama: nessun tibetano lo avrebbe mai smentito.
Si prosegue con la visita del monastero di Sera, dove a lungo vissero i monaci specializzati nelle arti marziali, molti dei quali combatterono nel 1959, al tempo della rivoluzione culturale e dell’invasione del Tibet.
18° giorno: visita del palazzo del Potala, il più famoso monastero-fortezza, una città articolata su tredici piani, che domina la valle dall’alto del Martori, la montagna del Buddha.
La sua costruzione sembra risalire al VII secolo, e la sua distruzione, nel IX secolo fu causata dalla magia nera degli sciamani Bon.
Nella seconda metà del Seicento venne ricostruito, e dal 1755 divenne residenza ufficiale del Dalai Lama, l’autorità indiscussa del potere temporale, che insieme al Panchen Lama, capo del potere spirituale, rappresentava la massima autorità del paese, secondo la riforma dei Gelupka (berretti gialli).
Il Potala si compone di due parti principali: il Palazzo Rosso, adibito alle funzioni religiose, accoglie le sepolture dei precedenti Dalai Lama e numerose cappelle; il Palazzo Bianco, ai due lati dell’altro, ospitava la comunità dei monaci e gli uffici amministrativi. Il tetto del Potala era la residenza temporale del Dalai Lama.
Si prosegue con la visita del Norbulingka, il palazzo d’estate del Dalai Lama, costruito nel XVIII secolo dal VII Dalai Lama e immerso nel verde nell’armonia dei più bei giardini di Lhasa.
Nel 1959 il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso partì per l’esilio a Daramsala, in India.
Biblioteche, fontane e corsi d’acqua, sale di meditazione, statue, altari e templi, ambienti decorati con dipinti murali, sono sopravvissuti alla furia ossessiva dell’occupazione.
Prima di sera, salita sulla collina Ciokpuri, dove si trovano i resti del tempio della Medicina e dalla cui sommità si ammira una splendida vista del Potala; intorno a una piccola grotta nelle vicinanze si trova un tempietto del VII secolo in cui si dice meditasse Songsten Gampo.
19° giorno: in viaggio per Shigatse (250 km, 6 ore circa): il percorso si svolge su strada asfaltata per una settantina di chilometri, poi sterrata; dopo aver attraversato la valle del Kyi Chu e superato il ponte sul fiume Chu ci si inerpica lungo i tornanti che conducono a Kamba La, un passo a 4794 metri che riserva una vista superba sullo specchio azzurro del lago Yamdrok, detto anche Yutso, che in tibetano significa “Lago turchese”.
La strada scende rapidamente verso il lago e lo costeggia, per poi risalire fino al Karo La, 5010 metri, un passo spettacolare incassato tra i ghiacciai che scendono in prossimità della strada.
Arrivo a Shigatse (3900m.) e sistemazione in hotel.
20° giorno: visita del complesso monastico di Tashi Lumpo, che fu residenza del Panchen Lama e domina la città con i suoi tetti dorati. Il Lamaismo, di cui il Panchen Lama è la seconda autorità, è una forma particolare di Buddismo che racchiude in sé elementi delle religioni primitive di tipo animistico e del Mahayana.
All’interno vivono oggi circa mille monaci, vi sono sale con splendidi affreschi, depositi, stamperie, sculture, archivi preziosi e opere d’arte, la statua del Maitreya, il Buddha del futuro, ricoperta da una spessa lastra d’oro e ornata da pietre preziose, capolavoro realizzato da artisti tibetani e nepalesi.
Si prosegue verso sud, con la visita del monastero di Shalu (20 km), dove il monaco Buston ha collezionato una biblioteca di testi canonici buddisti, e dove si insegna una speciale tecnica i meditazione che permette il fenomeno della levitazione.
Si prosegue per Gyantse (90 km, 3 ore circa), terza città del Tibet, simile a un villaggio del Far West, a circa 3800 metri di altitudine; è un importante nodo carovaniero sulle vie dell’India e del Nepal. Arrivo e sistemazione in hotel.
Nel tardo pomeriggio, visita del Palkhor Choide, che comprende lo stupa (chorten) Kumbum, costruito nel 1440, nel quale sono ricavate cappelle splendidamente affrescate e ornate da antiche statue.
Il Kumbum presenta un basamento quadrato con linee spezzate in un armonioso disegno geometrico.
Lo stupa va rastremandosi verso l’alto con cinque piani sovrapposti su cui si affacciano 108 cappelle votive che contengono magnifici affreschi, culmine dell’arte Newari nepalese.
I pellegrini salgono sul Kumbum mediante un elaborato sistema di scale che sono da percorrersi in senso orario: simbolo dell’ascesa verso l’illuminazione buddista.
21° giorno: Percorso di ritorno a Lhasa (261 km, 8 ore circa), superando due passi a 5000 metri, attraverso un magnifico paesaggio di cime innevate, vallate silenziose, acque cristalline e monasteri fuori dal tempo. Arrivo in serata e sistemazione in hotel.
22°giorno: Trasferimento in aeroporto, nella località di Gonggar, e partenza con il volo per Katmandù. Arrivo nella capitale del Nepal, trasferimento e sistemazione in hotel.
23° giorno: dedicato a Katmandù: il palazzo reale Hanuman Dokha, la casa della Dea Vivente Kumari, l’antico nucleo di Kasthamandap, i tempi di Machendra Nath, Hianya Varna Mahavihar (costruiti durante la dinastia Malla) e gli stupa di Ashoka (convertitosi al Buddismo nel III secolo a.C.) nella piazza Durbar di Patan, il tempio di Pashupatinath, consacrato a Shiva Pashupati, pastore di animali e di esseri umani, la divinità che protegge le sorti del Nepal e che il sovrano invoca in ogni discorso ufficiale e visita prima di ogni viaggio presso questo luogo. La grande statua di Nandi, il toro veicolo di Shiva, risale allo scorso secolo; i ghat lungo il fiume Bagnati sono i luoghi ove avvengono le cremazioni.
Si prosegue per la visita dei due principali santuari del buddismo nepalese, che rivolgono i grandi occhi onniveggenti del Buddha ai quattro punti cardinali: lo stupa di Swayambunath e lo stupa di Bodnath, fra i più grandi del mondo e il più grande del Nepal.
Gli stupa sono monumenti buddisti generalmente destinati alla custodia di reliquie e si crede che in quello di Bodnath sia conservato un frammento osseo del Buddha.
L’epoca di costruzione dello stupa non è accertata, ma probabilmente fu realizzato per volere del sovrano tibetano Songtsen Gampo, cui si deve l’introduzione del Buddismo in Tibet.
Attorno allo stupa sorgono numerosi “gompa”, i monasteri del Buddismo tibetano, decorati con affreschi assai suggestivi.
A Bodnath vive una numerosa comunità di tibetani.
24° giorno: trasferimento in aeroporto e partenza con volo di linea via Doha e Monaco per Milano o Roma, dove l’arrivo è previsto durante la notte.



Mezzo di trasporto: voli di linea; minibus privati; mezzi fuoristrada 4X4,treno.

Costo: 7580 euro pensione completa, escluse le mance e le voci espressamente indicate come non incluse, in base doppia. Per richiesta di supplemento singola contattare info@viaggiazalay.com, indicando la data di partenza desiderata [Nota]

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