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giovedì 21 novembre 2024
 

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I NOSTRI VIAGGI

Cod. ASORH4
India: Orissa & Chattisgarh

Abstract: 13 giorni avventurosi, con accompagnamento tecnico-culturale di Maurizio Rossi; un'India insolita, affascinante, indimenticabile. Date su richiesta, stagione autunnale-invernale.


Descrizione: A Calcutta e a Puri gli alberghi sono di buona qualità. A Rayagada e Jeypore si trovano hotels concepiti per il traffico business locale: l’impianto strutturale, seppure piuttosto kitch, non è poi così male: il punto critico è il servizio, lento e altalenante, dal momento che allo staff sono sconosciute le esigenze dei viaggiatori occidentali (un po’ migliore è l’hotel di Jeypore rispetto a quello di Rayagada). Graziosi e correttamente gestiti sono invece i bungalow di Jagdalpur. Il palazzo del Maraja di Kanker è un luogo molto piacevole e decisamente affascinante; trattandosi di un palazzo nobiliare concepito come residenza privata, le poche camere (5 o 6, dipende se c’è qualche ospite di famiglia…) sono tutte diverse tra loro per dimensioni e arredo. Qui può essere difficile garantire la sistemazione in singola.
Vi invitiamo a portare un sacco lenzuolo che potrà rivelarsi utile negli alloggi più modesti.





Timeline: 1° giorno (venerdì)
Italia-Calcutta

Al mattino si parte dall’Italia per Calcutta via Francoforte, arrivo in tarda serata, notte in hotel.

2° giorno (sabato)
Calcutta-Bhubaneshwar-Puri

Al mattino da Calcutta un breve volo ci porta a Bhubaneshwar, capitale dell’Orissa, civettuola cittadina dall’aria provinciale, traffico caotico. Da qui la strada attraversa campagne dalle mille sfumature di verde, dal fluorescente dei campi di riso, a quello più scuro degli anacardi ed a quello tenue dei banani e in poco più di un’ora siamo a Puri, sul golfo del Bengala. Puri è caotica, affollata, nulla a che vedere con un paradiso tropicale. Puri è sacro e profano: è uno dei quattro Dham, città santa degli hindu dominata dalla maestosa pagoda bianca del Jagannath Mandir, tempio dedicato al Signore dell’universo; una processione continua di gente giunge qui da ogni parte dell’India per compiere il pellegrinaggio al Jagannath, lungo il viale che, nel mese di luglio, diventa teatro della famosa processione dei carri. Ma è anche una “località turistica”, la preferita soprattutto dalle famiglie dell’emergente classe media di Calcutta. Una linea continua di alberghi e alberghetti costeggia la promenade affollata da bancarelle/ristorantini improvvisati che espongono gamberoni, pesci, verdure cotte servite in cartocci di giornale, zucchero filato dall’improbabile colorazione azzurra o rosa. Un bailamme che ricorda le fiere di paese nostrane di felliniana memoria: sulla spiaggia gremita da famigliole vestite di tutto punto impazza la musica proveniente da vecchie giostrine a motore a scoppio o spinte a mano e venditori di “perle vere” propongono improbabili affari a corpulente e scettiche signore avvolte in saree coloratissimi che sorseggiano thè al latte bollente e dolcissimo sedute sulle file di sedie disposte fronte mare dagli stessi “chai wallah” (venditori di thè) o alle coppiette in luna di miele che, dopo la “puja” (preghiera) al Jagannath, si regalano un tuffo in quest’atmosfera vacanziera d’altri tempi e qui, sulla spiaggia, si tengono timidamente per mano. Sistemazione in un buon albergo.

3° giorno (domenica)
Konarak-Puri

La strada che costeggia il Golfo del Bengala in direzione nord-est attraversa fitti boschi di anacardi, un villaggio noto per la lavorazione della pietra saponaria e qualche insediamento di pescatori che con le loro pesanti imbarcazioni dalla prua rialzata sfidano ogni giorno le correnti. In mezz’ora si arriva a Konarak, un villaggio dominato dal colossale tempio dedicato a Surya, il Dio Sole, risalente al 13° secolo. Questo fantastico tempio rappresenta il cocchio che porta il Dio sole, Surya, tirato da 7 cavalli. Inno all'amore, alla vita e alla fertilità, è mirabilmente arricchito da bassorilievi rappresentanti scene erotiche e divinità lungo tutto il perimetro esterno. Un tempo era più vicino alla costa, ma il litorale col tempo si è spostato. Rientrati a Puri è d’obbligo percorrere a piedi il viale che conduce al Jagannath Mandir, “Il Tempio”, luogo ambito per il pellegrinaggio da ogni hindu. Il viale, costeggiato da entrambi i lati da “pilgrim houses” (ostelli costruiti dalle famiglie nobili di varie parti dell’India per ospitare i pellegrini provenienti da una determinata zona) è un tuffo nella quintessenza dell’India: le piccole botteghe traboccano di ogni tipo di merci, qua e là donne accovacciate sui talloni friggono in strada samosa, frittelle di verdure, dolci di riso, mentre due metri oltre si vendono frutta, succo di canna da zucchero appena spremuto, noci di cocco, e le vacche vagano lente, serafiche, per nulla infastidite dallo schiamazzo dei claxon e si adagiano placide a ruminare nel bel mezzo della strada. In fondo c’è il grande tempio, che riceve almeno 20.000 pellegrini al giorno! Interdetto ai non hindu, si può ammirare dal tetto della vicina biblioteca. Sistemazione in un buon albergo.

4° giorno (lunedì)
Konarak-Bhubaneshwar-Rayagada

Al mattino si fa rientro a Bhubaneshwar. Il nome della città significa “Il Signore dell’Universo”. La capitale dello Stato dell’Orissa è oggi una città indolente, caotica come qualsiasi agglomerato indiano. Fino a 40 anni fa era nulla più di un villaggio intorno a un vasto complesso templare, oggi ha ben più di un milione di abitanti. E’ stata la capitale dell’antico Impero Kalinga e reca numerosi segni che testimoniano l’importanza di questa zona ben prima del VII secolo, quando i re Kalinga governavano fino a oltre i confini di questa regione. Visita ai magnifici templi cittadini (molti dei quali accessibili ai non hindu). Probabilmente il più antico di essi è il Parsurameswar Mandir, piccolo, elegante tempio dedicato a Shiva, risalente al 650 d.C.. Il Lingaraj Mandir, alto oltre 54 metri, è il principale tempio cittadino ed è dedicato a Tribhubaneswar, il Signore dei 3 mondi. A breve distanza dal Parsurameswar Mandir c’è un complesso di quattro templi, tra i quali spicca il Mukteswar (X sec.), le cui splendide sculture rivelano influenze stilistiche buddiste, jahiniste e hindu. Il Raja Rani Mandir, circondato da splendidi giardini, presenta anch’esso magnifiche decorazioni, mentre il Brahmeswar Mandir, del IX sec, sembra una versione ridotta di un Lingaraj Mandir. Nel pomeriggio escursione alle colline gemelle, Udaygiri “collina dell’alba” e Khandagiri “collina spaccata”. Qui, a partire dal I sec. a.C., vennero scavate nella roccia una serie di grotte, eremo e luogo di meditazione per gli asceti jahinisti durante le torrenziali piogge che accompagnano il monsone. Alcune di esse sono finemente scolpite, come quella di Rani Ghumpa (detta Grotta della Regina) e Hati Gumpha (detta Grotta dell’elefante). In serata transfer alla stazione ferroviaria per prendere il treno notturno diretto a Rayagada. Notte a bordo (partenza alle 20.00, arrivo la mattina dopo alle 5.00 circa, carrozze sleeper con aria condizionata).

5° giorno (martedì)
Rayagada-il mercato di Dukum

Giunti alla stazione di Rayagada si va in hotel per una doccia e la colazione, prima di partire alla volta di Dukum. Siamo ormai nella terra di quelli che gli indiani chiamano adivasi, i primi uomini. Questo nome generico definisce sommariamente una realtà etnografica assai eterogenea e include vari e diversi gruppi facenti capo a due grandi famiglie etno-linguistiche: dravidica e australo-asiatica. Sono loro i veri abitanti originari di questa parte del subcontinente India, popolazioni antiche che, grazie all’asperità dell’ambiente e all’isolamento, sono riuscite a preservare fino ai nostri giorni stili di vita, sistemi di credenze e valori, di organizzazione sociale, modalità produttive e divisione del lavoro la cui origine si perde nella notte dei tempi. Questa parte dell’India, fino a pochi anni fa di difficile accesso, tagliata fuori dal percorso storico che ha caratterizzato il resto del Paese, ha avuto pochissimi contatti con la cultura indo-ariana e non è stata mai investita dalle jihiad dei Moghul. Tra le montagne ricoperte da foreste la vita è andata avanti riproducendo se stessa, senza grandi innovazioni tecnologiche, senza la parola scritta. Il mercato settimanale dei Desia Kondh. Lo haat, il mercato, è un momento importante nella vita di questo popolo. I Kondh vengono qui per vendere il loro surplus agricolo e per acquistare alcuni preziosi prodotti dalla società moderna, soprattutto sale, pesce secco, stoffe e le orribili ciabatte di plastica che stanno ormai inondando la stragrande maggioranza del nostro pianeta. I Kondh sono una vasta famiglia etnico-linguistica, divisa in vari sottogruppi che hanno in comune la lingua kui e altri tratti culturali. Si tratta di un popolo di agricoltori, un tempo famosi per la pratica del sacrificio umano, oggi sostituito da quello di un animale, generalmente un bufalo. I villaggi Kondh sono proprio belli, le case dai tetti spioventi ricoperte di paglia o tegole e dalle pareti intonacate sono disposte in due file ai lati di una lunga aia rettangolare, dove le donne battono i cereali, seccano i legumi, dove si svolge la vita. Nei pressi del villaggio di Jijidi vive una comunità che fa capo alla casta dei fabbri, conoscitori dell’arte di forgiare i metalli: utilizzano l’antica tecnica dell’argilla e della cera persa per fondere bronzetti, collane, cavigliere, monili e un’infinità di utensili che qui si possono acquistare direttamente dai produttori. Rientro a Rayagada, sistemazione in hotel.

6° giorno (mercoledì)
Rayagada-il mercato di Chatikona-Jeypore

A Chatikona ogni mercoledì si tiene un mercato, frequentato dalla tribù Dhonghria Kondh. I Dhonghria Kondh appartengono alla grande famiglia Kondh e il loro mercato offre un’opportunità unica per ammirare un’umanità estremamente varia. Arrivando al mattino si può assistere alla processione di uomini, ma soprattutto di donne che scendono a valle dai loro insediamenti sulle colline portando cavolfiori, zucche, pomodori, peperoni e ogni varietà di ortaggi nonché ceste ricolme di frutta. Il mercato è davvero grande, le mercanzie sono poste direttamente a terra con una particolare attenzione agli accostamenti cromatici. Numerosi sono i camion che giungono dal “mondo esterno” per vendere utensili, saree in cotone, pezzi di stoffa. Raccolti sotto un grande baniano, i sarti sono al lavoro su vecchie macchine per cucire a pedale. Nel pomeriggio si visita un villaggio della tribù dei Paraja, laboriosi agricoltori che coltivano lenticchie e miglio, e un villaggio abitato dalla casta dei Betra, a cui è riservata in esclusiva la produzione di cesti di bambù. Tutti sono coinvolti nella produzione, sull’uscio di ogni casa c’è una donna intenta a lavorare, a tagliare, a intrecciare ceste, piccole come un pugno, o alte più di un metro e mezzo, adibite alla conservazione dei cereali. In serata si raggiunge la vivace cittadina di Jeypore. Sistemazione in un semplice albergo.

7° giorno (giovedì)
I Bonda, il mercato di Onkadelli e i Gadaba

Sulle alte colline, lontano, nel distretto di Koraput, ai confini con il Chattisgarh e con l’Andhra Pradesh vive una delle popolazioni più particolari, interessanti, notoriamente la più refrattaria ai contatti con il mondo esterno e la più ostile agli stranieri, quella che più di molte altre ha conservato i propri antichi costumi: i Bonda. Questo è in realtà il nome dato loro dagli indiani, che li definiscono “i nudi”, proprio perchè una stretta fascia di tessuto ricavato dalla corteccia di una pianta sommariamente allacciata intorno alla vita costituisce l’unico “vestito” delle donne Bonda. Loro si definiscono Remo, “gli uomini”: circa 5000 individui che vivono in 12 villaggi montuosi, ai quali il governo ha tassativamente precluso l’accesso agli stranieri. Piccole, magre, il cranio rasato, le donne bonda percorrono sotto il peso di enormi carichi portati sulla testa i ripidi sentieri che dai loro insediamenti conducono a Onkadelli, villaggio dimenticato che tutti i giovedì si anima con lo haat, il mercato settimanale. Riso, polli, uova, sale, pesce secco, cotonate grezze sono i prodotti ambiti dai Bonda, che li scambiano con ortaggi e – soprattutto – con vari tipi di bevande alcoliche artigianali, ottenute dalla palma di sago, dalla fermentazione del riso o dei pistilli del fiore mahua. Il capo e i seni cinti da una cascata di perline gialle, rosse, azzurre, innumerevoli cerchi di metallo a cingere il collo, le donne Bonda si aggirano esili, dritte, fiere tra le mercanzie, mentre gli uomini, in uno spazio piano, sono accovacciati sui talloni – qualcuno con arco e frecce in mano – a sorseggiare alcool. In questa zona vive un’altra etnia estremamente interessante ( a volte li si trova anche al mercato di Onkadelli): i Gandaba, tra i primissimi abitanti di queste terre, la cui origine risale al tempo del Ramayana. Vivono sulle montagne tra l’Andhra Pradesh e il Madhya Pradesh. La maggiore concentrazione è nel distretto di Koraput. Parlano una lingua detta Gutab e vivono stabilmente in grossi villaggi. Le donne portano al collo un enorme collare metallico. Le loro danze sono davvero armoniose, il ritmo e i movimenti sono lontanissimi da quelli che siamo abituati ad ascoltare e vedere in India. Si torna a Jeypore, notte in albergo.

8° giorno (venerdì)
Il mercato di Kunduli-Jagdalpur

Al mattino il mercato di Kunduli costituisce una splendida sorpresa! Si tratta di un haat particolarmente grande, ricco di merci e di un’umanità estremamente varia. Qui si incontrano soprattutto Paraja e Mali, coltivatori di ortaggi che grazie alla fertilità del suolo e all’abbondanza d’acqua sono di ottima qualità. Spezie, verdure, frutta, pentole, vasellame, pettini, bracciali, collane, orecchini, tamburi e percussioni, alcool prodotto localmente: il mercato è suddiviso in aree in base alle tipologie dei prodotti esposti. I camion arrivano dalle città per caricare i prodotti agricoli e per vendere alla gente delle tribù sale, pesce, attrezzi, tessuti. Come gli altri mercati della regione è una festa dei sensi: l’odore pungente delle spezie dai colori caldi si mescola a quello dolciastro dei mille tipi di frutta variopinta ed a quello proveniente dalle bancarelle-ristorante dove le donne preparano frittelle di ogni tipo e forma per esporle in grosse ceste di bambù. Nel pomeriggio si procede verso ovest: si lascia la catena montuosa dei Ghat orientali, il paesaggio diviene più pianeggiante, il manto forestale meno fitto. Inizia l’altopiano del Deccan. Siamo in Chattisgarh, un altro stato dell’Unione, l’antico reame del Bastar. Jagdalpur è un’importante centro, famoso soprattutto per la produzione artigianale della seta e di mobili di legno intarsiati. Notte in un grazioso albergo fatto di bungalows bassi attorno a un curato giardino, alle porte della città.


9° giorno (sabato)
Il Mària e le cascade di Chitrakoot

Le campagne pianeggianti di questa regione poco visitata sono la patria di una interessante tribù: i Mària. Anch’essi agricoltori, vivono in villaggi di media grandezza costruiti con un materiale che da queste parti si trova in abbondanza: una roccia a sfoglie, tipo lavagna, che viene utilizzata anche per i recinti del bestiame. Particolarmente interessante è “la danza del bufalo”, vivace e animata. I suoni, il ritmo, i costumi e i paramenti dei danzatori richiamano immagini africane più che asiatiche. Nel pomeriggio, nei pressi del villaggio di Mardum, si tiene un grande mercato. Ci sono i soliti prodotti agricoli, tessuti, utensili. C’è anche il banchetto di un gioielliere che vende, rigorosamente a peso, i pesanti collari d’argento che costituiscono il corredo nuziale di ogni donna Mària. Qualche barbiere improvvisato è intento ad eseguire un taglio con gesti sicuri e scenografici, mentre più in là si estende la “zona bar”: all’ombra di un grande albero, intorno a recipienti di metallo e di terracotta, stanno uomini e donne, intenti a farsi un drink. Molti utilizzano come coppa improvvisata una foglia sapientemente “cucita” con uno stecco e miracolosamente impermeabile. Qui la zona dedicata alla vendita degli alcoolici è ben più estesa e frequentata di qualsiasi altro mercato. Prima di rientrare a Jagdalpur si visitano le belle cascate di Chitrakoot, formate dalle acque del fiume Indravati. Nelle vicinanze c’è un piccolo tempio nella roccia, un bel posto soprattutto prima del tramonto. In serata si fa rientro a Jagdalpur, sistemazione in albergo.

10° giorno (domenica)
Kondagon-Kanker

Si lascia Jagdalpur per Kanker. Lungo il percorso si fa sosta a Kondagoan, un villaggio interamente dedito alla lavorazione dei metalli, soprattutto del bronzo: candelabri, idoli, figure antropomorfe, animali stilizzati vengono realizzati con tecniche antiche. Nel pomeriggio raggiungiamo Kanker, antica capitale del Bastar, una cittadina molto animata. Stanotte ci aspetta un alloggio davvero speciale: soggiorneremo al Kanker Palace, residenza del maraja della regione: un curato giardino circonda un bel palazzotto del 1937 molto ben tenuto. Siamo accolti dai due fratelli minori dell’attuale maraja (che non vive qua, insegna storia medioevale europea all’università di Delhi). Nel palazzo c’è un ampio salotto pieno di trofei, una graziosa sala da pranzo e cinque camere a disposizione degli ospiti cariche di storia, fascino, e mobili antichi. Un luogo davvero particolare.


11° giorno (lunedì)
La danza dei Muria dalle Corna di cervo

Al mattino visitiamo un villaggio della tribù Muria, genti facenti capo alla famiglia linguistica australo-asiatica. Qui scopriamo che è ancora in uso il gothul, la casa dei giovani, un luogo adibito agli incontri, anche sessuali, degli adolescenti in età pre-matrimoniale: i ragazzi tra i 12 e i 17 anni possono liberamente incontrarsi nel gothul per chiacchierare, scherzare, ed eventualmente concedersi liberamente al coetaneo prescelto, senza che alcun adulto possa intromettersi. Si tratta di una vera e propria palestra, dove i giovani imparano tutti i segreti della vita adulta. La cosa è socialmente accettata, l’unica regola tassativa è che il/la giovane non dedichino le proprie attenzioni allo stesso/stessa partner per più di una settimana consecutiva: va insomma evitata ogni implicazione emotiva, e nella sciagurata ipotesi di innamoramento intervengono i familiari per interrompere ogni possibile coinvolgimento sentimentale. I figli che nascono da queste unioni estemporanee non sono affatto motivo di vergogna: vengono positivamente accolti dalla comunità e finiranno col chiamare papà il futuro marito della loro mamma. L’istituto del gothul è tuttora in uso presso altre tribù della zona, mentre altre lo hanno definitivamente abbandonato. Presso i Muria è possibile assistere a una splendida, animatissima, coloratissima danza. Sistemazione al Kanker Palace.


12° giorno (martedì)
Raipur-Delhi

In tarda mattinata si lascia l’atmosfera del Kanker Palace per raggiungere Raipur, attuale capitale del Chattisgarh. Da qui si parte in aereo per Delhi, da dove si prosegue alla volta dell’Italia nella notte, via Francoforte.

13° giorno (mercoledì)
Italia.

Arrivo in Italia al mattino.



Mezzo di trasporto: Voli di linea, pullmino con aria condizionata e auto fuoristrada Toyota.

Costo: 2650 euro a persona in base doppia. LA QUOTA COMPRENDE: I voli Italia-Calcutta e Delhi-Italia con Lufthansa in classe Economy “V” I voli interni come da itinerario I biglietti ferroviari come da itinerario Circuito come da programma a bordo di veicolo tipo Toyota Qualis in Orissa e ChattisgHarh e di minibus/vettura normale per i transfers Pensione completa Tutte le visite citate in programma LA QUOTA NON COMPRENDE: Le tasse aeroportuali, security tax e fuel surcharge (oggi € 318,00) Le bevande Il visto d’ingresso (€ 90,00) L’assicurazione medico/bagaglio (€ 70,00) Mance, extras di natura personale, quanto non espressamente citato SUPPLEMENTI: Camera singola: € 340,00 Vettore aereo alta stagione (dal 18 dicembre al 15 gennaio): € 200,00 Assicurazione annullamento facoltativa [Nota]

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