QUANDO SI VIAGGIA NEL DESERTO
"Nessuno sa dove va, ma solo
da dove viene
"
Viaggiare nel deserto è un'avventura dello
spirito, ma richiede un assoluto controllo delle
azioni.
Lo sa bene chi vi abita, capace delle grandi visioni
delle religioni monoteistiche, tutte nate nel
deserto, e del rigido pragmatismo del nomade.
Il deserto dei deserti è il Sahara.
La parola Sahara significa, appunto, deserto,
e non è poi così ovvio pensare che
il Sahara sia una sorta di continente in cui le
differenze tra una regione e l'altra sono maggiori
dei parametri unificanti.
Il Sahara è caratterizzato da microclimi
e associazioni di piante e animali tipiche per
porzioni anche molto piccole di territorio.
Montagne, dune, pianure rocciose superano l'apparente
uniformità con forme e colori che evidenziano
con precisione origini minerali ed epoche di formazione
incredibilmente differenti tra loro.
Non ha molto senso nel Sahara, se non per una
questione di visti e permessi, porsi il problema
della suddivisione coloniale in stati nazionali,
è piuttosto importante parlare dei modi
possibili di attraversarlo.
Nella maggior parte dei casi, infatti , i confini
politici altro non sono che rette tracciate su
mappe militari durante il ventesimo secolo.
Non sempre un perfetto fuoristrada,
totalmente attrezzato per l'autosufficienza, è
il miglior mezzo: la scelta del proprio modo di
viaggiare è personale, e occorre conoscere
bene le proprie doti e i propri limiti prima di
sceglierne uno piuttosto che un altro.
Per esempio in Tunisia non è difficile
l'uso dei mezzi pubblici, in Marocco si potrebbe
noleggiare un'auto senza conducente, in Niger,
in Algeria o in Libia è più semplice
affidarsi ai mezzi di un'agenzia specializzata,
in Mauritania si possono sfruttare i camion e
il treno delle miniere di ferro
Alcune zone, come l'Ennedi ciadiano e il Deserto
Bianco egiziano, richiedono spedizioni molto ben
organizzate, dato l'isolamento dei luoghi e la
totale assenza di piste segnate.
In Mali, per esempio, si può seguire un
azalai,
una carovaniera tra le saline di Bilma e Timbouctou,
a piedi e sul dromedario
Le piste del Sahara sono infinite, dunque, e molti
i sistemi per percorrerle.
In trekking, perché no. O ancora in bici
o in moto. Cioè
in modi altrettanto avventurosi e romantici del
fuoristrada o del dromedario, ma anche sportivi
e a misura di essere umano.
Anche in questi casi può essere necessario
il supporto di un mezzo fuoristrada, quanto meno
per l'avvicinamento ai luoghi e il trasporto del
materiale.
Carichi e ingombri vanno tenuti sotto controllo;
sono fondamentali le provviste di acqua e carburante,
almeno quanto la scelta dei compagni
di viaggio.
L'entità di tali provviste varia secondo
le occasioni di rifornimento lungo il percorso.
In genere la distribuzione è assicurata
nelle oasi maggiori e lungo le grandi direttrici
stradali.
Lungo le piste meno frequentate può capitare
di dover chiedere soccorso per il carburante a
un presidio militare (ma potrebbe avvenire anche
l'esatto contrario), oppure al mercato clandestino.
Quanto all'acqua, prima o dopo si deve attingere
a un pozzo, a una sorgente o a un deposito temporaneo,
sempre, ovviamente, chiedendo il permesso di farlo.
La quantità necessaria di acqua varia secondo
la stagione, ma bisogna cambiare abitudini rispetto
all'uso eccessivo di acqua che normalmente consuma
un occidentale a casa propria.
Per bere cucinare e lavarsi si calcolano mediamente
% litri a persona / giorno nei mesi freddi, 8
- 9 nei mesi caldi.
L'acqua va disinfettata con gocce o pastiglie
di Amuchina o di Micropur.
Bere è necessario per reidratarsi; non
ci si accorge di perdere liquidi perché
la traspirazione evapora immediatamente.
Il disagio iniziale è minimo, anche per
chi è al suo debutto nel deserto.
Le tende a cupola, sostenute da due archetti in
vetroresina che si incrociano al centro, sono
facili e veloci da montare; quelle a due posti
fornite ai clienti dagli organizzatori di viaggi
nel deserto sono spaziose.
Forniamo anche i materassini.
Molti preferiscono dormire fuori dalla tenda,
per cercare nel cielo le Pleiadi, Orione, Cassiopea,
l'Orsa Maggiore, che i Tuaregh chiamano la Grande
Cammella
Si può portare dall'Europa cibo sottovuoto
( preziosi sono il parmigiano e, d'inverno, la
cioccolata ) e qualche scatoletta; il resto si
acquista sul posto.
Nelle oasi, oltre ai datteri, cresce verdura squisita:
pomodori, cavoli, cipolle, carote, patate, insalata
A volte nei mercati si trovano arance, mandarini,
limoni
e uova fresche.
Il divieto dell'alcool in Libia e Sudan è
categorico, ovunque. Negli altri paesi un consumo
moderato e personale è tollerato, ma non
all'aperto in pubblico.
Durante la stagione invernale ( dicembre e gennaio
) per il vestiario ci si dovrebbe regolare come
se si andasse in montagna, sulla neve.
Nei mesi caldi, come se si partisse per una viaggio
in barca a vela.
Ottobre, novembre e febbraio sono i mesi migliori
sotto l'aspetto climatico, ma da febbraio e per
tutto marzo e aprile può tirare vento di
sabbia.
Un trucco per restare nei limiti di peso? Tirare
fuori dall'armadio tutto l'apparentemente indispensabile,
poi ridurlo a metà circa.
Durante i mesi freddi, la temperatura notturna
può scendere sotto lo zero, quindi è
necessario il sacco a pelo pesante, in piumino.
Servono anche la giacca a vento imbottita e un
golf di lana, felpa o pile.
Il resto, tutto in cotone, a parte le maglie della
salute, che sarebbero ideali se di cotone dentro
e di lana fuori: pantaloni, lunghi e corti, calze
e biancheria, tuta in maglia adatta al periodo,
pareo, che serve da asciugamano, lenzuolo e scialle.
Si usano scarpe traspiranti da ginnastica, magari
un po' alte sulla caviglia, e scarpe leggere da
trekking a suola rigida, per camminare su sassi
e in salita.
Sono utili anche i sandali in gomma, purché
con suola spessa, per neutralizzare le spine d'acacia.
Indispensabile il copricapo, l'ideale è
uno chech, cioè il lungo telo di cotone
che si avvolge intorno alla testa, garantendo
un po' d'ombra per gli occhi e coprendo naso e
bocca, per mantenerne l'umidità.
Infine, se si monta il dromedario o altri animali
per lunghi tratti, sarebbe il caso di procurarsi
dei sarruel, i pantaloni ampi sui fianchi e stretti
alle caviglie, naturalmente sempre sul posto.
Indispensabili borraccia, coltello svizzero e
lampada
Le borracce tradizionali in alluminio, rivestite
di panno, sono le più compatte. Non è
necessario che siano grandi, un litro basta anche
quando si cammina.
Sono pratiche le lampade da portare sulla fronte,
come i minatori, utili e resistenti quelle di
metallo, a manganello.
Col freddo si scaricano le pile, quindi ce ne
vogliono di ricambio.
Ma il vero pericolo per i sistemi elettronici
di fotocamere e video è la sabbia: le macchine
vanno sempre protette con sacchetti di plastica
e pulite spesso con un panno o un pennello duro.
Rullini e batterie vanno portati da casa.
Per le spedizioni impegnative è necessario
il GPS.
L'acqua è preziosa.
Non si deve inquinare l'ambiente.
Queste sono le due regole fondamentali da tenere
sempre presenti in fatto di igiene personale.
Con l'acqua si lavano i denti ( di tanto in tanto
si può usare anche lo suak, il legnetto
tradizionale che pulisce i denti e mantiene sane
le gengive reperibile nei mercati) e il viso,
per il resto si usano i tovaglioli umidi, quelli
per i neonati.
Tovaglioli e assorbenti femminili sono praticamente
indistruttibili, quindi vanno nel sacco della
spazzatura comune, che poi andrà bruciato.
Lo stesso vale per la carta igienica, a meno che
non si preferisca bruciarla sul posto, dietro
il cespuglio o il masso scelto come riparo.
Accendino o fiammiferi servono a tutti.
Di tanto in tanto si usa il rasoio elettrico o
si lascia crescere la barba.
Lo shampoo serve anche per la doccia, a un pozzo
o una volta tornati in albergo.
Comunque è inutile portarne una damigiana,
l'aria secca del deserto mantiene puliti e si
suda relativamente poco.
Le creme solari devono avere un alto fattore di
protezione.
Quelle grasse non vanno bene, serve una buona
idratante e uno stick curativo per le labbra.
Il rischio di colpi di sole e feroci scottature
è sempre presente, il deserto non è
la spiaggia.
Ogni paese ha disposizioni diverse in materia
di medicinali di base per le spedizioni, necessaria
comunque una mini - farmacia
in valigia.
A volte il personale locale delle spedizioni ha
con sé rimedi tradizionali e non contro
morsi di serpente o scorpione, peraltro rarissimi.
I vaccini sono normalmente diversi per ogni singola
specie, e sono reperibili raramente in loco o
all'Ist. Pasteur di Parigi.
Un rimedio tradizionale classico è la cosiddetta
pietra nera, preparata dai Padri bianchi, ma la
cosa migliore da fare è usare il buon senso,
evitare di andare a rovistare sotto le pietre
e di andarsene in giro di notte a piedi scalzi.
Nelle oasi capita di trovare zanzare non malariche,
e allora l'idea di disporre di stick o spirali
antinsetti è allettante.
Un leggero telo riflettente d'emergenza può
essere utile.
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